(foto Andrea Zani)

VIAREGGIO. A fine stagione tutti (o quasi) liberi. Nessun ripensamento, nessun dietrofront. La notizia era già stata resa nota dal presidente Palagi, che in una conferenza stampa, non più tardi di quindici giorni fa, aveva messo in chiaro le priorità del Cgc. O meglio, la priorità: la Viareggio Cup. Non ci sono soldi da poter investire sull’hockey.

A fine stagione, dunque, i pezzi da novanta prenderanno altre strade, a meno che non decidano di rimanere soltanto per uno smisurato amore verso il Centro. Ma lo farebbero senza prendere un euro. Le ragioni del cuore non sempre hanno ragione su quelle del portafogli. Specie di questi tempi. Anche se nello specifico stiamo parlando di campioni che all’hockey hanno dato tanto, ricevendo altrettanto in cambio.Un concetto chiaro, praticamente inequivocabile, ribadito dal vicepresidente del sodalizio di via Veneto, Massimo Barozzi: “La nostra intenzione è quella di mantenere sì la squadra in A1, ma con giocatori non stipendiati. Punteremo su un gruppo di giovani, tra i quali potrebbero esserci quelli attualmente in prestito all’Spv (Muglia, Deinite e Brunelli, ndr). Mancano le risorse per sostenere gli ingaggi attuali”.C’è la concreta possibilità, quindi, che i fratelli Bertolucci, capitan Orlandi, Motaran e Garcia, oltre al tecnico Mariotti, salutino per nuove esperienze. O per porre la parola “fine” alla loro carriera. Soltanto Barozzi e Cinquini non se ne andranno. Il Cgc ha fatto la sua scelta. Ha deciso che la Viareggio Cup merita più sforzi e attenzioni rispetto all’hockey.

I tifosi bianconeri non hanno gradito la mossa della società. E lo stanno manifestando in diversi modi, tra rammarico, rabbia ed incredulità. Una cosa è certa: adesso loro stanno vedendo la squadra lottare per lo scudetto. Cosa che difficilmente, a queste condizioni, potrà verificarsi pure l’anno prossimo. Un anno, dove rifugiarsi nel libro dei ricordi di un bellissimo passato recente – con la conquista di uno scudetto, e forse due – sarà sicuramente più bello rispetto ad un presente destinato a regalare poche, se non pochissime soddisfazioni.

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